Le forme di addestramento della Muay Boran
di Marco De Cesaris
La trasmissione ai posteri delle conoscenze marziali
di una data scuola o stile di combattimento ha, in Oriente, da sempre
utilizzato il sistema
della codificazione mediante sequenze di movimenti che cristallizzavano
una data situazione di scontro con uno o più avversari.
Tali sequenze, che siano chiamate Kata in Giappone, Tao in Cina o Poomse
in Corea contengono una sorta di codice genetico dello stile che rappresentano
ed il loro studio, se effettuato sotto la guida di un esperto che conosca
la “chiave di lettura” delle sequenze stesse è in
grado di aprirci realmente le porte del modo di concepire il combattimento
secondo una data scuola marziale del passato.
Tra le Arti di lotta tradizionali la Muay Thai Boran non fa eccezione
a quanto sopra enunciato ma, a causa del ridotto interesse per il combattimento
marziale ricevuto in patria, la riscoperta delle forme contenenti il
DNA dello stile marziale siamese a mani nude, ha dovuto attendere la
minuziosa opera di ricostruzione degli studiosi dell’Ufficio della
Commissione Cultura del Ministero dell’Educazione Thailandese.
In tempi più recenti poi il testimone della ricerca sulle origini
e sulla codificazione “a strati” effettuata in epoche successive è passato
alla Associazione delle Arti Marziali Tradizionali di Thailandia, l’AITMA
e alla sua rappresentante sul continente europeo, la International Muay
Boran Academy (IMBA).
In realtà la pratica comune nell’ambito della Boxe Thailandese
sportiva ha seguito quanto effettuato nel pugilato occidentale: l’allenamento
detto della “boxe con l’ombra” ha egregiamente sostituito
la pratica dei set codificati, sviluppando negli atleti in preparazione
per il ring attributi fisici essenziali quali la scioltezza e la velocità dei
movimenti, la memoria fisica di serie e combinazioni di colpi e la resistenza
cardiovascolare specifica.
Tutto ciò è mirato alla preparazione di atleti agonisti
e tale consuetudine può senza dubbio essere mutuata anche dai
praticanti orientati allo studio tradizionale ed all’autodifesa:
ma ai fini di una vera pratica marziale le forme codificate in tempi
in cui la specialità era una vera Arte di guerra, utilizzata in
tempo di pace in scontri all’ultimo sangue e senza regole, rappresentano
uno strumento di conoscenza insostituibile.
Nonostante i più considerino la Muay Thai una disciplina basata
esclusivamente sulla grande prestanza fisica ottenuta mediante allenamenti
estenuanti, la riscoperta della forme tradizionali permette di vedere
l’arte siamese sotto un’ottica molto diversa: i praticanti
del passato (per la maggior parte militari e quindi guerrieri) dovevano
combattere in tutte le condizioni, spesso spostarsi per lunghi periodi
e, comunque non potevano seguire un rigido e costante regime di allenamento
come oggi viene giustamente imposto ai pugili siamesi. Da qui la necessità di
sfruttare tecniche che li rendessero “velenosi come serpenti”,
in grado cioè di danneggiare gli avversari con azioni selezionate
e realizzabili anche in tempi di scarsa preparazione atletica.
Le mutate necessità dei combattenti sportivi hanno fatto dimenticare
tali possibilità ma, attraverso lo studio delle sequenze tradizionali
possiamo riappropriarci di un eccezionale bagaglio tecnico marziale.
Nella Muay Boran, al contrario di quanto si crede, esistono forme codificate
per usi differenti e molto specifici: nella fase iniziale dell’apprendimento
si utilizzavano le cosiddette forme brevi (o short forms) da addestramento
che si distinguevano in tre gruppi secondo lo schema seguente:
• Forme di addestramento
a. Studio di arma singola da fermo
b. Studio di arma singola con spostamenti
c. Applicazione delle tecniche a coppie
Le forme di addestramento più brevi erano anche talvolta eseguite
secondo la modalità degli “esercizi ad un respiro”,
in quanto l’intera sequenza di colpi doveva essere eseguita con
un’unica espirazione. Secondo le teorie degli antichi maestri infatti,
il segreto dell’efficacia di queste combinazioni risiedeva nella
rapidità con la quale i singoli movimenti venivano concatenati
e, conseguentemente, la velocità di esecuzione della sequenza
non permetteva di eseguire più di un atto respiratorio completo,
così come si sarebbe poi verificato in pratica durante lo scontro
reale. Risultato di tutto ciò era la relativa brevità di
tali forme, indispensabile per una loro applicazione in tempi rapidi
in combattimento.
Parallelamente allo studio delle short forms, il praticante, secondo
i dettami della teoria tradizionale, doveva essere iniziato alla pratica
delle forme base del sistema Muay Boran le ormai note sequenze di difesa
e contrattacco eseguite a coppie, conosciute come Mai Khru o Mae Mai
Muay Thai: studiando le Mai Khru con un partner e sotto la supervisione
del maestro, l’allievo veniva iniziato a concetti essenziali del
combattimento quali ad esempio la dislocazione dei punti sensibili del
corpo umano, la scelta di tempo con cui attaccare o difendersi, le varie
distanze di lotta e le armi naturali con cui offendere o bloccare i colpi
degli avversari.
Una volta completato lo studio delle Mae Mai il Khru Muay introduceva
l’allievo alla pratica delle tecniche accessorie più sottili
e sofisticate, le Mai Kred o Look Mai Muay Thai, che avrebbero portato
il praticante a livelli più alti di padronanza tecnica.
Gli ultimi due step in ordine di difficoltà si possono identificare
nelle cosiddette Forme Combinate e nelle Forme Lunghe (o Long Forms);
le prime sono il vero “segreto” della Muay Boran più tradizionale
e si caratterizzano per la complessità delle azioni offensive
e difensive che, combinando ad arte le numerose Mae Mai non appartenenti
alle 15 fondamentali, ma ugualmente importanti, raggiungono (ed in alcuni
stili superano) il notevole numero di 108.
Le forme lunghe infine sono diverse nei vari stili regionali e sono suddivise
a seconda dell’uso dell’arma impiegata nella forma, ad esempio
forme lunghe di gomito o di ginocchio o forme lunghe miste.