Le misteriose tecniche volanti della Muay Boran
di Marco De Cesaris
La Muay è disciplina di combattimento nota nel mondo per alcuni principi e tecniche che l’hanno resa una delle Arti Marziali più rispettate. I colpi di ginocchio, le gomitate ed i calci circolari inferti con le tibie sono i veri marchi di fabbrica della lotta tailandese nella forma praticata attualmente. Ma un’altra grande famiglia di tecniche ha caratterizzato per secoli la forma tradizionale della Boxe Tailandese, la Muay Boran, aiutando i guerrieri siamesi a sopravvivere in innumerevoli scontri all’ultimo sangue; le temibili tecniche di cui stiamo parlando vengono comunemente riunite sotto il termine di “attacchi volanti”. Un buon guerriero esperto di Muay doveva infatti essere in grado di affrontare vendendo cara la pelle qualsiasi tipo di avversario, fosse esso da solo o in gruppo e quale sistema migliore di un feroce assalto volante per sorprendere e sconfiggere con un solo colpo il nemico più possente o per spezzare rapidamente l’accerchiamento di più attaccanti? Molte sono le discipline asiatiche e non (in Occidente è degna di menzione a tal proposito la Savate francese) che utilizzano in maniera più o meno estesa le tecniche volanti, limitandone però l’uso in maniera quasi esclusiva ai colpi di gamba. Nella Muay invece, quasi ogni parte del corpo viene impiegata per colpire in salto: la testa, le spalle, i pugni, gli avambracci, i gomiti, le anche, le ginocchia, le tibie, i piedi. I bersagli possono essere praticamente tutte le zone sensibili dell’avversario, dalla testa alle gambe. Le varie armi naturali poi vengono spesso combinate tra loro ed utilizzate in abbinamento le une alle altre (ad esempio un ginocchio ed un gomito) per rendere ancora più difficili da bloccare le azioni offensive. Solo chi ha subito una repentina e violenta aggressione con un colpo volante scagliato da una distanza “impossibile” (cioè o da molto lontano o da molto vicino) può apprezzare appieno la pericolosità di tali tecniche estremamente efficaci.
Molte sono le critiche che vengono rivolte all’utilizzo indiscriminato degli attacchi volanti in combattimento: vulnerabilità di chi colpisce durante la fase di volo, equilibrio precario al momento del ritorno a terra, prevedibilità delle tecniche, difficoltà di un’esecuzione veloce del colpo (rispetto allo stesso eseguito a terra). In realtà tali critiche si riferiscono soprattutto ai calci saltati e, per certi versi non sono errate, ma, allargando i propri orizzonti tecnici all’uso di altri colpi (pugni, ginocchiate, gomitate) ed affinando adeguate strategie di impiego di tali attacchi, i problemi evidenziati verranno superati ampiamente.
Ciò non toglie che il combattente completo dovrà disporre di un arsenale perfettamente bilanciato, combinando l’artiglieria pesante delle tecniche volanti con un potente bagaglio di prese, leve, proiezioni e colpi dalla corta distanza: è questo in estrema sintesi l’obiettivo a cui mirano due dei più micidiali stili tradizionali, quello di Hanuman, la mitica scimmia bianca, il figlio del vento e quello di radici tipicamente indiane dell’asceta Luesee.
- Teoria e tecnica dell’attacco saltato:
- In generale un attacco saltato può essere utilizzato dirigendo il salto verso l’alto o in avanti, a seconda della distanza dall’avversario e dal tipo di tecnica utilizzata. Nell’eseguire un attacco in volo si può colpire nel momento dello stacco da terra (come nella ginocchiata kao dode), nella fase di “volo” (come nella gomitata gradot sok dtad) oppure in fase di discesa (come nel calcio tae dtawad). L’elemento cruciale per trasformare un movimento spettacolare e coreografico in un vero attacco efficace e difficile da contrastare è la distanza dalla quale viene eseguito: una eccessiva rincorsa, se è utile per l’esecuzione di un tale movimento nel corso di una esibizione o nella pratica di una forma stilizzata, rende nella realtà troppo prevedibile l’attacco saltato. Le “vere” tecniche volanti nella stragrande maggioranza dei casi vanno eseguite dalla stessa distanza di un calcio o addirittura da più vicino all’avversario. Solo così si riuscirà ad esprimere tutta la potenza di questi violenti attacchi a sorpresa in maniera realmente efficace. Il secondo elemento fondamentale per poter passare dalla fase coreografica alla messa in pratica è rappresentato dallo studio di vere situazioni di combattimento dove poter applicare i vari movimenti saltati: la leggenda secondo cui i colpi saltati eseguiti con o senza l’ausilio di un appoggio (come un bastone lungo) per poter aumentare la portata dell’elevazione servivano per disarcionare i cavalieri, seppure dimostrata, appartiene ad un epoca passata e a situazioni difficilmente riscontrabili oggigiorno. E’ quindi fondamentale adattare gli attacchi a situazioni attuali e realistiche, siano esse tratte da contesti di autodifesa (civile o militare) o di sport (sul tatami, sul ring, o nella gabbia).
- Un attacco portato in salto :
- Serve a aumentare la potenza del colpo utilizzando totalmente la massa corporea, soprattutto se l’avversario è più pesante e robusto dell’esecutore. Il corpo viene interamente utilizzato come un proiettile sparato contro il bersaglio preso di mira, sia esso la testa, il tronco o le gambe. Oltre ai casi più ovvi di calci e ginocchiate volanti, è da notare come anche i pugni aumentano notevolmente il loro impatto se eseguiti in salto, come ben sapevano i Bare Knucklers, i pugili a mani nude inglesi, che spesso abbinavano al loro attacco dalla lunga distanza un balzo, con effetti devastanti.
- Serve a aumentare l’altezza del colpo. Sempre nel caso di un avversario più imponente, attaccare saltando permetterà di sollevarsi al di sopra del bersaglio riuscendo a colpire in testa anche un aggressore molto alto. Soprattutto nella versione di stacco sul posto è però fondamentale acquisire una grande potenza esplosiva negli arti inferiori ed un peso corporeo il più possibile vicino al proprio peso forma.
- Serve a aumentare la portata (distanza) del colpo, in particolare nella versione di salto in lunghezza. Contro un avversario dotato di grande allungo, un attacco saltato se eseguito con buona scelta di tempo permette di superare lo sbarramento di eventuali colpi d’incontro; in tal modo si può passare, con una sola azione, da una posizione al di fuori del raggio d’azione dei calci dell’avversario direttamente a colpire il bersaglio desiderato.
- E’ in grado di sfruttare al meglio la forza di gravità, nel caso in cui il colpo venga inferto nella fase di ricaduta a terra. Una gomitata discendente come il Sok Sahb, se eseguita nella modalità saltata riesce a scaricare tutto il peso del corpo di chi la esegue mentre ritorna a terra, concentrando un impatto tremendo sulla sola punta del gomito. Gli effetti saranno devastanti, come è facile intuire.
- Serve a diminuire l’attrito al minimo nei colpi circolari. Non poggiando sul terreno il piede o i piedi non subiscono nel corso della torsione alcun freno dato dal contatto con il terreno (le anche devono però lavorare con molta potenza nella torsione esplosiva).
- Può procurare un notevole sbilanciamento nell’avversario colpito. Una volta che tutta la massa corporea dell’esecutore è lanciata in volo verso l’avversario, il corpo è in grado di impattare come un enorme proiettile, carico di grande energia cinetica, contro il quale è difficile mantenersi in equilibrio con una postura corretta. Se l’attacco non ottiene il KO direttamente, metterà comunque l’esecutore in una condizione molto favorevole per proseguire l’offensiva con altre azioni.
- Offre un grande effetto sorpresa. Se eseguiti da una distanza alla quale l’avversario si aspetta un attacco di calcio (distanza lunga) o meglio un pugno (distanza media), i colpi saltati si possono rivelare una brutta sorpresa per chi li subisce. In questo caso opporre una difesa adeguata, soprattutto se l’attacco è combinato (usa cioè più armi contemporaneamente) diventa molto difficile. E’ per questo motivo che spesso gli attacchi volanti, soprattutto se preceduti da una finta, vengono definiti in gergo tecniche “mutevoli”.
- E’ molto utile per chiudere la distanza velocemente riuscendo così a bloccare un avversario sfuggente o entrare in corpo a corpo dalla distanza lunga senza passare per la distanza media. I lottatori esperti nel combattimento corpo a corpo sanno bene che la fase cruciale nella loro strategia in cui sono più vulnerabili è quella dell’accorciamento della distanza. Poter superare tale momento critico con un solo movimento (tra l’altro potenzialmente definitivo se l’attacco va a segno) riveste un valore tattico inestimabile.
- Può servire ad attaccare superando un ostacolo, nel caso di una situazione “non sportiva”.
- Può servire a sfondare un accerchiamento nella malaugurata ipotesi di un attacco da parte di più avversari.
NOTA. Un movimento saltato è anche utile per evitare un attacco sottraendosi istantaneamente ai colpi dell’avversario, con un’elevazione sul posto o con uno spostamento rettilineo o in diagonale rispetto all’azione offensiva.
- Vantaggi per l’allenamento:
Oltre ai numerosi vantaggi che si ottengono sotto il profilo meramente tecnico, apprendere e praticare regolarmente in allenamento le tecniche volanti procurano benefici per l’incremento della potenza esplosiva, miglioramento della resistenza cardiovascolare, aumento dell’equilibrio dinamico (in fase di stacco e volo) e statico (nella fase critica dell’atterraggio), incremento della coordinazione motoria e della fluidità di movimento a 360°.
- Allenamenti atletici specifici:
Sono necessari allenamenti specifici al fine di migliorare le doto atletiche del praticante che voglia approfondire le tecniche volanti. Gli esercizi devono mirare a migliorare lo stacco da terra, la rotazione in aria e l’esecuzione della tecnica particolare nelle tre fasi dello stacco, del volo, dell’atterraggio (per migliorare il ritorno in guardia, imparare ad eseguire un ulteriore attacco o abbinare un immediato movimento evasivo). E’ inoltre importante imparare ad utilizzare lo slancio delle le braccia come ulteriore forza propulsiva nella fase iniziale dell’attacco, in maniera simile a quello che viene fatto nell’esecuzione dei calci e delle ginocchiate a terra. Un buon lavoro di braccia riesce infatti ad incrementare di molto l’altezza (fino al 21%) e l’allungo di un salto come è stato ampiamente dimostrato in attività atletiche olimpiche come il salto in alto o in lungo.
Le tecniche volanti della Muay Boran vengono divise nei blocchi seguenti: tecniche di movimento, tecniche di attacco singole (di pugno, di calcio, di gomito, di ginocchio, di testa) tecniche combinate (pugno-pugno, pugno-calcio, pugno-ginocchio, gomito-ginocchio, calcio-ginocchio).
L’apprendimento delle metodiche di movimento deve precedere l’inizio della pratica dei colpi volanti veri e propri, l’adepto dovrà quindi prendere dimestichezza con lo spostamento saltato detto Gradot, nelle varie modalità di esecuzione. In un primo momento si dovrà concentrare esclusivamente sul movimento in avanti, indietro ed in diagonale mantenendo la stessa posizione di guardia; superata questa prima fase dovrà passare alla pratica di movimenti più complessi quali il salto con cambio guardia, il salto con giro completo a 360° ed infine i movimenti composti come il seub (passo scivolato) e salto, il seua yang (passo con cambio lato di guardia) e salto e così via.
Una volta appresi i movimenti Gradot nelle varie forme, si potrà passare all’addestramento a solo dei vari tipi di attacco, utilizzando le armi naturali in modalità semplice cioè un attacco singolo per arma (pugno, calcio, gomito, ginocchio, testa). In questa fase è fondamentale apprendere a combinare in maniera appropriata il salto ed il corretto movimento del corpo nell’esecuzione dei vari colpi; lo stacco in alto o in avanti, la rotazione delle anche, la distensione più o meno accentuata dell’arto che colpisce etc. devono essere studiate nei minimi dettagli e perfezionati adeguatamente prima di passare allo step applicativo seguente.
La fase successiva si dovrà centrare nell’applicazione dei vari movimenti in situazioni “semplici” di combattimento, sia con un partner sia con l’istruttore che, a questo punto, dovrà avviare l’allievo all’impact training implementando i pao, i focus gloves o il sacco pesante. L’utilizzo degli attrezzi diventa a questo punto essenziale per fornire dati importanti riguardo alla perdita di equilibrio nella fase di stacco o di atterraggio, al corretto allineamento dei vari distretti corporei nel momento del colpo, all’eventuale sbilanciamento all’indietro come riflesso dell’impatto con il bersaglio.
Fase finale: l’applicazione di tecniche combinate che utilizzano varie armi in abbinamento al fine di rendere, se eseguite con perfetta scelta di tempo, pressoché imparabile l’attacco volante. Anche in questa fase i tre steps della pratica a vuoto, dell’applicazione a coppie e dell’allenamento all’impatto sugli appositi attrezzi, dovranno essere seguiti con dedizione dall’allievo, pena un apprendimento difettoso che si rivelerà molto difficile da correggere nel futuro.
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