Il Gran Maestro del Muay Chaiya, Keat Sriyabhaya
(1902-1978)
Di Marco De Cesaris
“Ho studiato il Muay sin dall’età di
10 anni, oggi ne ho 70 ed ho ancora tanto da imparare. Se qualcuno dice
di conoscere tutto e di non avere più niente da imparare, credo
che questa persona non raggiungerà mai il cuore del Muay”
Keat Sriyabhaya
Il più noto stile di combattimento
tradizionale del sud della Thailandia, il Muay Chaiya è rinomato
per la sua strategia di combattimento basata in massima parte su movimenti
evasivi ed imprevedibili e feroci attacchi portati con le gambe, calci
o ginocchiate, contro le parti basse dell’avversario o improvvise
serie di gomitate eseguite avanzando velocemente sull’avversario
o saltandone letteralmente le difese. Si narra che il Muay Chaya sarebbe
nato, secondo un’antica leggenda, dall’esperienza di un monaco
di origini cinesi Paw Tan Mar che nel corso delle sue peregrinazioni
si stabilì nel villaggio di Pum Riang (regione di Chaiya) del
cui tempio divenne l’abate: lo stile si sviluppò quindi
nella zona meridionale della Thailandia e venne rappresentato per decenni
da maestri di corporatura minuta, al contrario ad esempio del Muay Korat
da sempre più adatto a persone longilinee, e nella sua applicazione
marziale ha dato enfasi ai calci portati in linea bassa, eseguiti con
traiettorie corte e precise, abbinati a movimenti fluidi di difesa e
contrattacco eseguiti con le braccia (pugni, gomiti ed avambracci) portati
contro i bersagli più alti quali il collo o la testa.
Quanto più l’avversario è irruente e quindi poco scaltro,
tanto più sarà agevole evitare la potenza dei suoi attacchi
mettendolo in condizioni di non nuocere con azioni velenose mirate alle parti
esposte; questo è il credo del Chaiya Boxer ed è questa sicurezza
che accompagnava i combattenti di questo stile caratteristico di Muay Boran
nei loro scontri con i rappresentanti di estrazione diversa.
L’uomo che maggiormente ha contribuito a rendere popolare ed a perfezionare
lo stile in epoca moderna è senza dubbio stato il Gran Maestro Keat,
al secolo Keat Sriyabhaya.
Nato nel distretto Tha Taphao della Provincia di Chumphon in una famiglia
di solide tradizioni marziali, il Gran Maestro Keat è stato senza
dubbio la figura più nota e rispettata in Thailandia in quanto a preparazione
tecnica e doti morali nel campo della Muay Thai tradizionale del secolo scorso.
Tra il 1950 e l’anno della sua morte, il maestro ha contribuito in
maniera formidabile alla preservazione di quello che per lui era il vero
stile guerriero originale di Muay Boran, il Muay Chaiya, lo stile del sud
che ebbe il suo momento di massima popolarità durante il regno del
Re Chulalongkorn. La tecnica raffinata del Maestro Keat (tramandata ai posteri
attraverso il suo discepolo Maestro Tong Yaleh) è stata per anni uno
dei segreti meglio custoditi delle arti marziali thai; si narra infatti che
nei primi anni ’70 una federazione giapponese di Kick Boxing arrivò al
punto di offrire 100.000 bath dell’epoca a Bramajarn Keat purché svelasse
i segreti della sua arte ma il maestro gentilmente declinò l’offerta.
Le tecniche di Muay Chaiya risalgono ad un’epoca in cui i combattimenti
erano feroci ed i pugili erano orgogliosi di rappresentare uno stile di lotta
negli scontri con i rappresentanti di altri stili (da notare che lo stesso
GM Keat non combattè mai in incontri di Muay Thai ufficiali perché ciò era
ritenuto disdicevole per una persona del suo alto lignaggio, ma difese in
più di un’occasione l’onore della propria Arte in sfide
incrociate con altri stili): tra tutti spiccava il modo elegante di combattere,
ricco di tecniche spettacolari del Muay Chaiya. Il Chaiya boxer basava le
proprie azioni su posizioni apparentemente “indifese” che in
realtà celavano reazioni velocissime ed esplosive, torcendo e flettendo
il proprio corpo per sfruttare al massimo l’elasticità del corpo,
anche in spazi molto ravvicinati. Quanto più l’avversario era
aggressivo tanto più il Chaiya Boxer riusciva a rivoltargli contro
la propria energia, questa era la base del combattimento per gli esponenti
dello stile del sud, con in testa il Gran Maestro Keat.
Lo stesso Gran Maestro però era anche pronto a riconoscere il valore
degli altri stili, primo fra tutti il potente Muay Korat, i cui campioni,
a suo dire, spesso riuscivano ad avere la meglio sui Chaiya Boxers grazie
al loro modo feroce e molto violento di attaccare senza tregua con calci
circolari e ginocchiate portati utilizzando ossa dure come il ferro.
La stessa impostazione di guardia del Muay Chaiya è molto diversa
da quella che, in senso generale, potrebbe essere definita una guardia pugilistica
(adottata dai Thai Boxers solo in epoca moderna con l’introduzione
dell’uso dei guantoni e del numero prefissato di riprese); la guardia
base a 45° e a piedi paralleli favorita dal GM Keat (Vedi Foto) pone
il combattente in una posizione apparentemente indifesa ma in realtà nasconde
una gran quantità di azioni possibili, studiate per “eliminare” l’avversario
velocemente con attacchi ai suoi punti vitali. Anche la guardia su una gamba
derivata dallo Yang Sam Khum (Vedi foto) è all’apparenza instabile
ma in realtà, grazie ad un allenamento specifico nelle Mae Mai tipiche
del Chaiya, offre la possibilità di colpire avanzando, arretrando
o addirittura saltando, evitando contemporaneamente i più comuni tipi
di attacchi di braccia o di gambe.
Soleva dire il GM Keat che la guardia del Muay Chaiya deve assomigliare al
Re dei Frutti, il Durian, la cui superficie esterna è dura ed irta
di spine e, per un attaccante è una fonte di dolore il solo toccarla:
ginocchia, tibie, avambracci gomiti, se ben posizionati, assolvono una importante
funzione di protezione e venivano considerati come “armi passive” dagli
esperti dello stile.
E’ anche interessante notare come tali posizioni e movimenti molto
caratteristici e spettacolari sono stati utilizzati in parte anche nella
produzione del celebre film Ong Bak, per gli atteggiamenti difensivi del
protagonista, l’attore Tony Jaa, al fine di distinguere l’Arte
Marziale tradizionale dalle moderne forme di Kick Boxing Movimenti di gomitate
taglienti, colpi con gli avambracci, pugni a martello e colpi con il dorso
del pugno facevano parte dell’arsenale del Chaiya Boxer nei suoi combattimenti
all’ultimo sangue: per poter sfruttare al meglio tali armi, il bendaggio
delle mani (effettuato con corde di cotone grezzo) copriva la mano dei combattenti
solo fino al polso, al contrario ad esempio di quanto facevano gli esponenti
del Muay Korat che bendavano tutto l’avambraccio.
Oggi il Muay Chaiya è praticamente scomparso ma, fortunatamente, grazie
all’opera del Maestro Tong Yaleh, successore del GM Keat, i principi
e le tecniche originali dello stile e di questo grande Maestro, sono stati
trasmessi ad un manipolo di seguaci che, in tempi relativamente recenti,
grazie alla mediazione del GM Paosawath, hanno iniziato a collaborare con
la Associazione delle Arti Marziali Thailandesi (AITMA), facendo giungere
fino a noi un’Arte di combattimento affascinante che a lungo ha rischiato
di scomparire per sempre dal panorama mondiale delle Arti Marziali orientali.