La Muay Boran nel mondo - Un'analisi attuale
di Marco De Cesaris

Sono passati 15 anni da quando abbiamo cominciato a parlare in Europa di Muay Thai Boran come l’ Arte Marziale madre, da cui si è sviluppata, in tempi molto recenti, lo sport da combattimento apprezzato ormai nel mondo e conosciuto come Boxe Thailandese. Le reazioni degli appassionati e dei praticanti sono passate dallo stupore allo scetticismo, come sempre avviene quando siamo esposti a qualcosa di nuovo che da un lato ci attrae, ma che dall’ altro ci fa mettere in discussione le “sicurezze” di cui ci fregiavamo con orgoglio. Questa forma di resistenza passiva ad una tendenza espansiva ormai inarrestabile (soprattutto grazie all’ appoggio totale ed incondizionato datoci dal direttore della rivista internazionale Budo International, Alfredo Tucci), ha creato una spaccatura all’interno del micro verso degli sport da ring e delle arti marziali più in generale: c’è chi ha scelto di capire cosa stava accadendo nel mondo della Muay Thai, nella madrepatria e nel continente Europeo, entrando con il cuore, il corpo e la mente in un territorio fino ad oggi inesplorato, e chi è rimasto ancorato ad una posizione di rifiuto totale. Ogni realtà locale ha reagito in maniera diversa a questa rivoluzione ed a sorpresa i paese dove l’ interesse è salito immediatamente alle stelle ( Italia e Spagna a parte, in quanto sedi istituzionali dell’ Accademia di Muay Boran dalla sua creazione) sono stati proprio quelli dove la Boxe Thailandese era vista fino ad oggi esclusivamente come una forma competitiva di stampo pugilistico (leggi Francia, Inghilterra ed Olanda). Con un potente effetto “rebound” le stesse autorità tailandesi in materia, cioè la Commissione Cultura del Ministero dell’ Educazione, hanno fatto tesoro di quanto stava accadendo in Europa e, recentemente hanno dato impulso ad un trend che porterà nei prossimi anni ad una rivoluzione a tutto tondo delle tradizioni marziali siamesi nella stessa madrepatria dell’ Arte. Una eccezionale sinergia unisce dunque praticanti e tecnici orientali ed occidentali come, forse, non è mai accaduto in passato. Ma se è vero che la Muay Thai Boran incuriosisce ed attrae sempre più appassionati, è anche vero che a pochi è chiaro come e da chi sia stato ricostruito un simile patrimonio tecnico, ormai perlopiù in disuso in Thailandia, dove lo sport business governa da anni la pratica della Muay Thai a tutti i livelli. Come abbiamo già esposto nei nostri precedenti articoli di carattere tecnico-storico, ciò che ormai viene comunemente indicato come Muay Boran è in realtà un sapiente mix degli elementi caratteristici di diverse impostazioni tecniche definite dagli studiosi come stili regionali ( ad esempio il Muay Chaiya o il Muay Korat) e dei pricipi combattivi che seguiveno una logica comune (vedi ad esmpio le tecniche della scimmia bianca o quelle della guardia reale dette del Muay Luang), rese attuali ed effettivamente utilizzabili da un moderno praticante occidentale grazie ad un sapiente e continuamente riveduto sistema metodologico. In questo senso è corretto dire che la Muay Boran attuale è nel contempo una disciplina attuale e moderna: antica per le tecniche e le strategie tradizionali che risalgono ad epoche molto remote, moderna perché la codificazione di un bagaglio tecnico così variegato e disperso è stata fatta pochi anni fa da esperti ( di Muay Thai) e studiosi (delle tradizioni marziali siamesi) immersi nella realtà di oggi e proiettati verso grandi sviluppi futuri. Ma allora a chi dobbiamo la ricostruzione fatta in “laboratorio” di tanto sapere reso così fruibile per un moderno praticante? L’ opera di ricodifica ha seguito in realtà due fasi: la prima è avvenuta in Thailandia presso la Commissione Cultura e la seconda in Europa, tra l’Inghilterra e l’ Italia. Prima fase, in Thailandia: la commissione creata ad hoc col preciso compito di riunire tecniche, principi,strategie ed impostazioni stilistiche da tutte le varianti antenate del moderno pugilato Thailandese era composta dal dottor Somphon Saengchai, dai gran maestri Yodtong Siwalala, Patchorn Muensorn, Natchaphon Banlenphandith, Jarusdej Ulit e Paosawat Saengsawan che la presiedeva. Ognuno di loro era (ed è tutt’ora) esperto in un particolare settore della disciplina ed il loro lavoro comune, durato a lungo, porto ad una prima codifica che rese il mare magnum delle tradizioni marziali siamesi relativamente intelligibile da un ipotetico praticante moderno (maestro o allievo che fosse), non più avvezzo a tutta una serie di azioni rese inutili dalle proibizioni dei regolamenti sportivi e ad una nomenclatura ormai desueta per gli stessi Thailandesi. Seconda fase, in Europa: più o meno contemporaneamente la stessa commissione cultura, grazie all’ opera e alla spinta instancabile di un noto senatore Thailandese, il Generale Tienchai Sirisompan, aveva dato vita ed una Federazione Sportiva denominata IAMTF ( poi International Muay Thai Federation), di cui facevano parte come tecnici tutti i membri della commissione ed il cui coordinatore internazionale era Chinawooth Sirisompan, Thailandese residente da anni a Manchester e per questo perfetto “ponte” tra i due mondi. Proprio quest’ ultimo ebbe il compito, tra l’ altro, di diffondere in Occidente il frutto del lavoro della Commissione al fine di far comprendere nel migliore dei modi ai praticanti non Thai, la ricchezza delle tradizioni Marziali Siamesi. A tale fine il Maestro Sirisompan si vide nella necessità di strutturare in maniera coerente l’ apprendimento tecnico e, dopo numerosi tentativi, brevettò la prima versione di un programma tecnico, articolato e suddiviso in livelli detti Khan che, in seguito, sarebbe divenuto la base per i programmi ufficiali ormai in uso in molti paesi d’ Europa ed in tutti i club aderenti all’ Accademia Internazionale di Muay Boran (IMBA). Proprio dalla stretta e costante collaborazione del Gran Maestro Sirisompan con il Maestro Marco De Cesaris ( che fino all’ incontro con il Gran Maestro Sirisompan era un puro prodotto della Muay Thai agonistica più estrema), iniziata circa 17 anni or sono e sfociata recentemente nella nomina del Gran Maestro alla carica di Presidente Onorario dell’ IMBA, si è arrivati oggi ad avere un’ arte marziale tradizionalmente siamese perfettamente adattata alle esigenze reali del praticante occidentale (leggi autodifesa, fitness, self confidence, studio culturale ed eventualmente pratica sportiva agonistica). Quando Oriente ed Occidente si incontrano rispettandosi vicendevolmente e prendendo il meglio dell’ altro universo, come in questo caso, le sinergie create non possono non creare un prodotto evoluto e fruibile, ma ancora ricco di quelle tradizioni secolari che ne caratterizzano l’unicità.