La strategia dell’evasività nella Muay Boran.
Di Marco De Cesaris
E’ veramente possibile rivolgere
la forza di un avversario fisicamente a noi superiore contro di esso?
E’ reale la teoria di tutte le Arti Marziali dell’estremo
Oriente secondo la quale il debole può sconfiggere il più
forte?
Anche se in casi come quelli appena presi in considerazione non è
mai corretto generalizzare, è pur vero che le teorie di lotta
di praticamente tutte le discipline di combattimento orientali si basano
sul concetto che un uso razionale della totalità delle capacità
fisiche e psichiche dell’individuo lo possono rendere capace di
azioni considerate normalmente impossibili o quasi.
Spesso, però, la dura realtà della strada o del ring sembra
dimostrare esattamente il contrario e in altre parole che il più
forte, aggressivo e pesante tra due contendenti di solito ha la meglio
nel corso dello scontro fisico.
Come possono dunque conciliarsi le teorie dei maestri orientali con
quello che normalmente è sotto i nostri occhi nel mondo moderno?
Nella Muay Thai tradizionale si è soliti dire che, delle nove
armi a disposizione di ogni combattente, braccia, gambe, gomiti, ginocchia
e testa, è proprio quest’ultima ad essere la più
importante; ovviamente intendendo la testa come mente e quindi riconoscendo
la superiorità di un lottatore pensante e ben addestrato su un
qualsiasi aggressore che faccia affidamento esclusivamente sulla propria
possanza fisica.
Ma, anche se concettualmente tale teoria dimostra in assoluto grande
validità, il vero problema che si trova ad affrontare il praticante
di Muay, come quello di altre forme di combattimento, è come
mettere in pratica tale principio universale, soprattutto quando sui
ring di tutto il mondo si fa grande attenzione a non mettere di fronte
avversari che non rientrino nella stessa fascia di peso, pena una dolorosa
e pericolosa sconfitta del più leggero dei due pugili!
In realtà, ricercando nelle teorie e nelle tecniche fondamentali
una soluzione al problema esposto, nel bagaglio tecnico del praticante
di Muay Boran s’incontra tra le 15 forme base dell’Arte
siamese (le Mae Mai Muay Thai) uno dei sistemi più antichi e
più efficaci per evitare di essere sottomesso dall’attacco
di un avversario aggressivo e dotato di una stazza superiore a quella
di chi si difende: tale principio è contenuto nella Forma Numero
Uno, per ordine e per importanza, la Mae Mai denominata Salab Fan Pla
o Punto Incrociato (Cross Stich).
E’ teoria generale che il modo più intelligente ed efficace
per chiudere un confronto violento consiste nel rivolgere la forza dell’avversario
contro di lui, ma, senza la capacità di “assecondare”
il suo eventuale attacco iniziale, fondendosi poi con esso, la prima
fase del combattimento sarà per noi anche l’ultima; conoscere
alla perfezione l’uso efficiente del movimento semicircolare abbinato
ad un abile uso delle mani per agganciare un arto dell’avversario
e per sottoporlo quindi al nostro controllo è la condizione di
base per applicare efficacemente la teoria del Salab Fan Pla.
Per eseguire correttamente il movimento del Punto Incrociato la prima
fase consiste nell’uscire dalla linea dell’attacco seguendo
un percorso diagonale verso l’esterno, evitando i colpi ed i tentativi
di presa, aggirando l’avversario rimanendo però ad una
distanza tale da poter avviare contemporaneamente il nostro contrattacco.
Ad un livello più alto, il contrattacco è contemporaneo
al movimento evasivo, rendendo per l’avversario quasi impossibile
eseguire un’azione di neutralizzazione.
A questo punto è necessario distinguere tra varie versioni della
tecnica di evasione che vengono tramandate dagli esponenti dei principali
stili regionali della Muay Thai tradizionale. Infatti, i combattenti
specializzati in azioni “lunghe”, spesso eccellenti kickers
come gli appartenenti allo stile del Nord del Muay Korat, tendevano
ad eseguire spostamenti più ampi che li potessero mettere in
condizione di contrattaccare restando ad una distanza media o lunga,
ed il loro movimento Salab Fan Pla rispecchiava tale impostazione. Per
avere un’idea di questo tipo di movimento è sufficiente
osservare un moderno thai boxer (che generalmente possiamo considerare
erede dello stile Korat) all’opera sul ring, intento a schivare
circolarmente un attacco e contrattaccare con un calcio o un pugno.
Al contrario, un combattente dello stile meridionale del Muay Chaiya,
addestrato in maniera preponderante al combattimento evasivo, ma ottimo
utilizzatore di colpi corti a brevissima distanza, tendeva ad eseguire
la stessa tecnica del Punto Incrociato rimanendo molto più vicino
all’avversario e, in un certo senso, aderendo ad esso; in realtà
l’obiettivo del Chaiya boxer eseguendo il Salab Fan Pla era quello
di aggirare l’avversario rimanendo il più possibile “attaccato”
al suo centro di gravità sottraendo l’impeto all’azione
offensiva e preparandosi così ad un devastante contrattacco.
La conseguenza diretta di quanto detto è la necessità
di sviluppare un tipo di energia esplosiva, fondamentale per un efficace
e definitivo colpo di risposta che, soprattutto nel caso di azioni eseguite
da molto vicino al bersaglio, si rivela essere di non facile apprendimento;
ogni buon Kru Muay doveva quindi essere in grado di sviluppare tale
onda d’urto energetica nei propri allievi grazie agli esercizi
tradizionali del proprio stile d’origine.
In conclusione possiamo osservare che il movimento evasivo è
comune a tutte le Arti Marziali e la Muay Boran non fa eccezione: l’immagine
del thai boxer che avanza contro l’avversario con una posizione
di guardia esageratamente aperta, incurante di incassare i colpi di
chi ha di fronte, pur di colpirlo a sua volta è, nella maggioranza
dei casi fuorviante. Oltretutto, i colpi di un avversario a noi superiore
in termini di peso, sono ovviamente molto più difficili da assorbire
di quelli di un nostro pari peso. In realtà le nostre analisi
hanno dimostrato come gli elementi del timing, del colpo d’occhio,
del ritmo e della fine tecnica, hanno da sempre rivestito importanza
fondamentale per tutti i grandi Kru Muay, i maestri di Muay del passato
remoto e più recente. Il fatto stesso che la strategia del Punto
Incrociato sia la prima ad essere stata insegnata a migliaia di thai
boxers nella madrepatria stessa della disciplina, non fa che dimostrare
quanta importanza sia data ad un principio di lotta tanto difficile
da apprendere quanto micidiale se correttamente applicato in uno scontro
reale.